L’abuso di sostanze rappresenta una delle maggiori sfide sanitarie e sociali del nostro tempo. Nonostante gli sforzi per comprendere e trattare la dipendenza, la complessità dei meccanismi sottostanti rende difficile prevenire e contrastare efficacemente il fenomeno delle ricadute. In questo contesto, la comprensione delle dinamiche psicobiologiche che caratterizzano il processo della dipendenza e le continue ricadute assume un ruolo cruciale.
L’obiettivo di questo articolo è esplorare le basi teoriche e concettuali del comportamento motivato, in particolare analizzando le fasi del piacere associato alla dipendenza da sostanze, e fornire un quadro di riferimento per ulteriori ricerche e interventi. Per fare ciò, ci avvaliamo del contributo dell’etologia classica, in particolare delle teorie di Wallas Craig, che hanno permesso di identificare le diverse fasi del comportamento animale e di comprendere meglio come il piacere associato a tali fasi possa influenzare il comportamento degli individui dipendenti.
Attraverso l’esame dei meccanismi alla base delle diverse fasi del comportamento motivato, questo articolo mira a gettare luce sulla natura complessa dell’abuso di sostanze e suggerire possibili strategie per affrontare il problema delle ricadute.
Le fasi della Ricerca del Piacere
Il fenomeno delle continue ricadute nell’abuso di sostanze nonostante una diminuzione progressiva del livello di gratificazione è un fenomeno ben noto in clinica e dai pazienti. Per comprendere tale problematica, viene introdotto un concetto chiave del comportamento animale, che può contribuire a chiarire il meccanismo delle ricadute.
Wallas Craig, zoologo statunitense considerato tra i precursori dell’etologia classica, distinse due fasi del comportamento animale: la fase appetitiva, ovvero la ricerca attiva dello stimolo (come la ricerca di cibo), e la fase consumatoria, ossia il consumo dello stimolo stesso. Mentre la fase appetitiva coinvolge uno stimolo “chiave” o “releaser”, la fase consumatoria avviene attraverso un modulo di azione fisso e stereotipato, attivato dall’esposizione allo stimolo chiave.
Il comportamento motivato si suddivide in tre fasi: la fase incentiva o anticipatoria, in cui l’individuo è attratto dallo stimolo e lo raggiunge; la fase consumatoria, durante la quale si consuma lo stimolo; e infine la fase post-consumatoria, caratterizzata dalla soddisfazione. Le prime due fasi, dette ergotropiche, sono associate a un aumento dello stato di allerta, dell’attività motoria, dell’attivazione del sistema simpatico e del catabolismo, e sono riprodotte per esempio dalla cocaina.
Il piacere associato a queste fasi del comportamento motivato risulta diverso. Nella fase appetitiva, il piacere si manifesta come euforia ed eccitazione, che rinforzano e sostengono il comportamento di ricerca e approccio all’oggetto del desiderio. Questo tipo di piacere, noto come edonia di stato, è uno stato affettivo emotivo legato all’eccitazione comportamentale (incentive arousal) caratteristica della fase appetitiva.
In questa fase, il comportamento è guidato da stimoli distali percepiti attraverso modalità sensoriali, che non implicano un’interazione diretta con l’oggetto del desiderio. Tali stimoli, inizialmente neutri (come un profumo, un suono o una luce), acquisiscono importanza e diventano in grado di attirare l’attenzione e guidare il comportamento quando vengono associati in modo predittivo a uno stimolo consumatorio capace di dare piacere.
Il piacere appetitivo e gli stimoli grilletto nell’abuso di sostanze
Nel contesto dell’abuso di sostanze, il piacere appetitivo, legato alla ricerca, alla pregustazione e all’anticipazione della soddisfazione consumatoria, è uno stato edonico appreso attraverso il condizionamento pavloviano. Gli stimoli distali menzionati in precedenza sono conosciuti come stimoli grilletto, i quali, attraverso un meccanismo di condizionamento e associazione di idee, innescano il craving o desiderio compulsivo per la sostanza. Il potere degli stimoli grilletto rappresenta un elemento centrale nel determinare le ricadute.
Studi di laboratorio hanno dimostrato che la dopamina (DA) mesolimbica svolge un ruolo importante nella regolazione dei processi di apprendimento, in cui sono coinvolti stimoli con elevato contenuto motivazionale, sia positivi che negativi. È stato osservato che in animali addestrati a prevedere la disponibilità di una sostanza gratificante mediante uno stimolo uditivo o visivo, la semplice presentazione dello stimolo, anche in assenza della sostanza gratificante, è in grado di stimolare il rilascio di dopamina a livello del nucleo accumbens (NAc). In questo modo, la capacità di attivare il sistema dopaminergico mesolimbico viene trasferita dal rinforzo primario (sostanza gratificante) allo stimolo ambientale originariamente neutro.
L’abuso di sostanze genera un apprendimento associativo anomalo, attribuibile alla porzione dorso-laterale del caudato putamen e al consolidamento di un fenomeno chiamato habit learning. Poiché la dopamina è coinvolta nella predizione della gratificazione, si ipotizza che possa innescare le risposte condizionate responsabili del craving. Gli studi su animali mostrano che, quando stimoli neutri vengono associati a una droga, acquisiscono, attraverso ripetute associazioni, la capacità di aumentare la dopamina nel nucleo accumbens e nello striato dorsale, e che questo incremento si colleghi al craving diretto verso la sostanza. Inoltre, dal momento che lo striato dorsale è coinvolto nell’apprendimento e nelle abitudini, questa associazione riflette un progressivo rafforzamento e cronicizzazione dell’addiction.
Le risposte condizionate, di conseguenza, determinano le abitudini che portano al consumo compulsivo della sostanza, riflettendo specifici adattamenti neuronali nei circuiti glutammatergici cortico-striatali che regolano il rilascio di dopamina.
Persistenza del condizionamento e tracce menmoniche nelle ricadute
La persistenza nel tempo del fattore di attribuzione di significato agli stimoli droga-correlati suggerisce un meccanismo organico alla base del riproporsi del condizionamento, attivo anche a distanza di anni. In particolare, tale persistenza può essere attribuita alla traccia mnemonica che condiziona il desiderio di gratificazione nella fase appetitiva (e non nella fruizione della gratificazione stessa, ovvero la fase consumatoria), coinvolgendo il nucleo accumbens e confinando nel guscio esterno del nucleo il rilascio di dopamina indotto da uno stimolo inatteso. Pertanto, a indurre la ricaduta, quando lo stimolo manca da tempo, sarebbe una traccia dell’aspettativa del piacere, piuttosto che il ricordo biologico della fruizione del piacere stesso.
La traccia mnemonica in grado di condizionare la ricaduta a distanza di anni potrebbe essere ricondotta a un disequilibrio nella capacità dell’amigdala estesa e del NAc di comunicare alla corteccia il bilancio tra stimoli gratificanti e stimoli avversi. Infatti, è stato osservato che la dopamina può essere incrementata nel NAc anche da stimoli avversi e stressanti. L’apprendimento associativo, ovvero la memoria legata a stimoli condizionati, riguarda sia gli stimoli piacevoli che la tensione emotiva delle difese, attivate da stimoli avversi, capaci di aumentare la dopamina nel NAc.
In sintesi, la dopamina nell’accumbens, sensibilizzata dall’esposizione alla sostanza, medierebbe l’attivazione del sistema a un diverso livello di soglia nella risposta ai tigger (stimoli sensoriali droga-correlati), capaci di evocare le precedenti esperienze di droga, indipendentemente dal loro effetto gratificante.
Conclusioni
In conclusione, l’analisi delle dinamiche del piacere appetitivo, degli stimoli grilletto e delle tracce mnemoniche fornisce un’importante prospettiva sulle motivazioni e i meccanismi che sottendono l’abuso di sostanze e le ricadute. La persistenza delle tracce mnemoniche e del condizionamento, anche a distanza di anni, evidenzia la complessità delle interazioni tra i sistemi neuronali coinvolti, tra cui l’amigdala estesa, il NAc e la corteccia.
L’importanza del sistema dopaminergico mesolimbico nel mediare sia gli effetti gratificanti che quelli avversi delle sostanze, e nel determinare la risposta ai tigger droga-correlati, sottolinea la necessità di approcci terapeutici che tengano conto di queste dinamiche. La comprensione dei meccanismi che sottendono l’abuso di sostanze e le ricadute può contribuire allo sviluppo di strategie di prevenzione e trattamento più efficaci, basate sull’individuazione di fattori di rischio e sulla gestione degli stimoli grilletto.
Inoltre, la consapevolezza dei processi di apprendimento associativo e dell’influenza delle tracce mnemoniche sulle abitudini e le decisioni può aiutare gli individui a riconoscere e affrontare i fattori scatenanti delle ricadute, e a promuovere il cambiamento di comportamenti nocivi. Allo stesso tempo, la ricerca futura potrebbe concentrarsi sull’individuazione di nuovi bersagli terapeutici e sulla modulazione dei circuiti neurali coinvolti nella dipendenza, al fine di migliorare ulteriormente gli interventi di prevenzione e riabilitazione.