Group of students watching smartphones. Young people addiction to new technology trends.

[blockquote style=”1″]La dipendenza da internet rappresenta un disturbo clinico o un sintomo di un problema più grave?[/blockquote]

Fino a che punto la dipendenza tecnologica, nota anche come internet dipendenza, può essere considerata un vero disturbo medico è ancora da stabilire. Diversi Pesi in tutto il mondo stanno inaugurando delle cliniche dedicate al trattamento della dipendenza tecnologica nel tentativo di distrarre i cittadini dai loro smartphone e computer, ma vi sono dei dibattiti che circondano questa dipendenza del tutto moderna.

La dipendenza da internet in India

A Bangalore, la “Silicon Valley” indiana, il principale ospedale psichiatrico del Paese, ha aperto la sua prima “clinica della dipendenza tecnologica”. In questo modo, l’India si è unita alla Corea del Sud, alla Cina, a Taiwan e a Singapore nel servirsi di cliniche dedicate esclusivamente alla dipendenza tecnologica per affrontare quello che molte culture dell’area asiatica del Pacifico considerano come un problema sanitario pubblico sempre più grave. I medici della clinica di Bangalore, diretta dall’Istituto Nazionale di Salute Mentale e Neuroscienze (Nimhans), hanno dichiarato a The Indian Express che, solitamente, i pazienti che vengono indirizzati alla loro clinica sono dei giovani i cui genitori sono preoccupati sia a causa di un declino drastico nei risultati scolastici sia a causa dell’isolamento dei propri figli rispetto alle interazioni familiari. A tal proposito, il Dr. M. K. Sharma, uno dei medici in carica al Nimhans, ha affermato: [blockquote style=”2″]I genitori riferiscono che il loro figlio o la loro figlia passano troppo tempo sullo smartphone, oppure a pubblicare un gran numero di fotografie su Facebook, oppure che si lamentano di ansia, solitudine e noia quando non possono utilizzare l’apparecchio[/blockquote]

In India, l’inaugurazione della clinica è arrivata al momento opportuno se si prende in considerazione il fatto che, durante la stessa settimana dell’apertura del Nimhans, i quotidiani indiani hanno riferito il caso di una ragazza di 13 anni che si è impiccata perchè la madre le aveva chiesto di cancellare il suo account Facebook.

I sintomi e la natura di quella che viene ormai percepita come una vera e propria dipendenza cambiano a seconda dei casi ma ruotano tutti intorno a ciò che viene percepito come un coinvolgimento eccessivo nei confronti dello smartphone, di internet o dei siti di social network da parte dell’utente, il tutto a spese della sua salute mentale. Il continuo verificare le applicazioni dedicate alla messaggeria istantanea e l’aggiornamento frequente del proprio status, nonchè la pubblicazione degli autoscatti, sono dei comportamenti collegati nei casi di dipendenza all’insonnia, alla depressione e all’isolamento sociale.

Anche le scuole hanno già chiesto aiuto a questa clinica, a causa delle preoccupazioni suscitate dalla popolarità degli sms, degli autoscatti e dei giochi online. Alcune scuole hanno chiesto al personale del Nimhans di educare i propri figli alla tematica, o di tenere dei campus di sensibilizzazione al problema oppure ancora di realizzare dei programmi di screening e di recupero per gli studenti dipendenti.

Il Comitato indiano per la ricerca medica ha pubblicato nel 2013 i risultati di uno studio, della durata di un anno, i quali hanno confermato la preoccupazione di genitori ed educatori, affermando che tra 2750 partecipanti alla ricerca è stato riscontrato un tasso “allarmante”di dipendenza tecnologica.

“L’epidemia della dipendenza tecnologica” nell’Asia Pacifica

Nella regione dell’Asia Pacifica, in cui risiedono molteplici centri per la disintossicazione da internet, è possibile riscontrare il più alto tasso di penetrazione degli smartphone, con Singapore ed Hong Kong in cima alla classifica. In particolare, a Singapore l’87% della popolazione ha uno smartphone, a differenza degli Stati Uniti in cui si è riscontrata una percentuale più bassa pari al 65%. Inoltre, gli abitanti di Singapore, si servono dei social media in modo più indulgente, trascorrendo una media di 38 minuti per sessione su Facebook, circa il doppio della sessione media americana. Proprio per questo Singapore è stata la sede di alcune delle campagne più efficaci al mondo contro la dipendenza tecnologica.

E’ stato chiesto al Dr. A. Wang, psichiatra del Gleneagles Medical Centre di Singapore, per quale motivo l’utilizzo dei social media ha un impatto doppio in questo Paese rispetto agli Stati Uniti, ed egli ha affermato che il problema sia principalmente legato all’accesso alla tecnologia sin dalle più tenere età. Inoltre: [blockquote style=”2″]Molti dei bambini che vivono a Singapore, già intorno ai 7/8 anni di età, hanno accesso ad uno smartphone o ad un altro dispositivo tecnologico. L’abitudine non fa altro che proseguire a partire da questo momento. Arrivati all’adolescenza, il maggior numero dei giovani sono già dei veri esperti di tecnologia ed una combinazione di condizionamento da parte del gruppo (tutti hanno Facebook o Whatsapp) e di facilità di accesso (dispositivi portatili a basso costo) significa che tutti sono incollati ai loro smartphone ad un certo momento della giornata[/blockquote]

Uno dei trattamenti standard che si possono trovare in una delle cliniche dedicate alla dipendenza tecnologica a Singapore, si basa sulla Terapia cognitivo- comportamentale. Il Dr. Wang spiega che il primo passo consiste nell’identificare le cause che scatenano un utilizzo eccessivo di internet, dei social media o della tecnologia in generale, come ad esempio la noia o lo stress. In seguito si procede a mettere alla prova e ad invertire le risposte automatiche apprese, come ad esempio il servirsi dello smartphone per alleviare l’ansia. Per lui: [blockquote style=”2″]Ad un livello più profondo, è fondamentale esplorare i loro pensieri e le loro convinzioni in merito all’ansia e al loro modo di gestirla. Come per la gestione di ogni comportamento dipendente, si tratta di un lungo processo e potrebbero verificarsi degli alti e dei bassi prima di poter raggiungere dei miglioramenti a lungo termine. I farmaci sono raramente utilizzati[/blockquote]

Gli Stati Uniti e la “dipendenza da internet”

La Terapia cognitivo- comportamentale è anche alla base della Terapia offerta dalla Dr.ssa K. Young, la principale terapista della dipendenza da internet nonchè scrittrice statunitense. Presumibilmente, la Dr.ssa  è stata la prima psichiatra a prendere sul serio il saggio del Dr. I. Goldberg, in cui l’espressione “dipendenza da internet” ha fatto la sua comparsa. La Dr.ssa ha ideato una campagna affinchè questa malattia fosse inclusa nell’edizione successiva del DSM. Si è dovuto attendere il 2013 e la pubblicazione del DSM- 5 prima che un disturbo legato ad internet, ovvero la “dipendenza da internet” fosse incluso. La Dr.ssa Young ha affermato: [blockquote style=”2″]Siamo in ritardo rispetto ad altri Paesi. Credo che la cultura degli Stati Uniti sia di tipo conservatore. La risposta non potrebbe essere più semplice. Si tratta più di un problema di stampo culturale che di un problema di tipo clinico. Il problema esiste davvero ma ciò che cambia è il modo in cui i vari Paesi decidono di affrontarlo. Non avendo un servizio statale, inoltre, negli Stati Uniti il riconoscimento di ogni nuova malattia è dovuto allo sforzo della gente comune. La Corea del Sud ha realizzato il piano finora più complessivo, persino rispetto alla Cina. E’ davvero impressionante[/blockquote]

La dipendenza tecnologica nel Regno Unito

Uno studio del 2012 sulla dipendenza da internet tra i giovani europei, eseguito dai ricercatori della London School of Economics nel Regno Unito, ha proposto un punto di vista diverso della “dipendenza da internet”. Invece di considerare i problemi legati all’utilizzo di internet come una “dipendenza”, i ricercatori hanno utilizzato l’espressione “utilizzo eccessivo” per descrivere degli schemi di utilizzo “ripetitivo, compulsivo e incontrollato”. Gli autori hanno spiegato che nel momento in cui l’utilizzo di internet viene accusato di causare il peggioramento dei risultati scolastici per i bambini e l’aumento delle tensioni familiari, [blockquote style=”2″]Non è del tutto chiaro se l’utilizzo eccessivo di internet sia la causa di questi problemi: potrebbe semplicemente trattarsi di un sintomo o di una conseguenza di questi problemi o di altre cause sottostanti[/blockquote]

L’equipe della London School of Economics ha chiesto ai giovani quanto spesso si trovassero a vivere le seguenti esperienze definite dal Dr. M. Griffiths:

– “Non ho mangiato o dormito a causa di internet”

– “Mi sono agitato quando non ho potuto utilizzare internet”

– “Mi sono ritrovato a navigare su internet quando non ne sono realmente interessato”

– “Ho trascorso meno tempo di quanto avrei dovuto in compagnia di familiari, amici oppure facendo i compiti a causa del tempo trascorso su internet”

– “Ho cercato di trascorrere meno tempo su internet, senza riuscirvi”

I ricercatori si sono resi conto del fatto che solo un numero esiguo dei partecipanti si erano trovati a vivere tutte le 5 esperienze, il che ha suggerito loro che una “dipendenza” specifica da internet è meno prevalente di quanto si sia portati a pensare in generale.

Di contro, i ricercatori hanno riscontrato una relazione tra l’utilizzo eccessivo di internet ed un comportamento problematico sia online che offline, come ad esempio delle difficoltà a livello psicologico ed emotivo, l’assunzione di alcool e l’abuso di sostanze. Pertanto affermano che al posto di associare e dare l’etichetta di “dipendenti” ai giovani che utilizzano internet in modo eccessivo, sarebbe opportuno comprendere il coinvolgimento dei giovani nei confronti della tecnologia all’interno del contesto più ampio della loro vita quotidiana.

I ricercatori scrivono: [blockquote style=”2″]Gli approcci psicologici suggeriscono che le persone si servono di internet in modo eccessivo per compensare delle difficoltà a livello sociale o psicologico e delle mancanze dal punto di vista del benessere personale nella loro vita quotidiana offline. Alcune ricerche hanno collegato la ricerca delle sensazioni (una tendenza alla ricerca dell’eccitazione e del piacere sensoriale), la solitudine ed i problemi emotivi (come la depressione e la scarsa autostima) ad un utilizzo eccessivo di internet. Il giovane potrebbe non considerare il suo modo di utilizzare internet come un problema bensì come una risposta positiva alle altre sfide sociali, emotive e psicologiche della sua vita[/blockquote]

Il Dr. Wang si è trovato generalmente d’accordo con le scoperte della London School of Economics affermando: [blockquote style=”2″]In linea di massima non sono a favore di una diagnosi individuale di “dipendenza da internet” e sono d’accordo nell’affermare che si tratta più di un sintomo di un problema più grande, ansia, depressione, noia, problemi di autostima, giusto per citarne alcuni, che di una malattia assestante. Trasformarla in una diagnosi da DSM non fa altro che “medicalizzare” il problema. Comunque, vi sono degli individui caratterizzati da personalità dipendenti che potrebbero risultare più vulnerabili allo sviluppo di una dipendenza del genere. Si tratta di una combinazione di fattori, come una personalità dipendente ed una causa scatenante (ad esempio l’ansia o la depressione) che aumenta sino a trasformarsi in una serie di sintomi da dipendenza conclamata[/blockquote]

 

 

[tabs][tab title =”Fonte”] First tech de-addiction clinic opens; experts see ‘tip of iceberg’, Saritha Rai, The Indian Express, accessed 20 June 2014.

Excessive internet use among European children, David Smahel, et al., London School of Economics, accessed 20 June 2014.

Singapore grapples with internet addiction, Dunya News, accessed 20 June 2014.

Issues for DSM-V: internet addiction, Jerald J. Block, Am J Psychiatry, accessed 20 June 2014.

[/tab][tab title =”Revisione Scientifica”]Dott Federico Baranzini [/tab][tab title =”Immagine”] daily.jstor.org [/tab][/tabs]

 

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