[blockquote style=”2″]Una sostanza già nota in ambito medico potrebbe rivelarsi un efficace trattamento del diabete causato dallo stress di tipo 2[/blockquote]

I ricercatori della Lund University, in Svezia, stanno studiando un trattamento per il diabete causato dallo stress di tipo 2 volto ad attaccare esclusivamente il meccanismo alla base della malattia, e non soltanto i suoi sintomi. Per la prima volta i ricercatori si stanno servendo delle informazioni legate al profilo di rischio genetico dei pazienti presi in considerazione singolarmente. Questo nuovo trattamento è in grado di ripristinare nel paziente la capacità di creare l’insulina, una capacità ostacolata dal gene malato.

“Il concetto alla base di questo trattamento personalizzato secondo il profilo di rischio del singolo paziente presenta un grande potenziale. I nostri risultati mostrano che è possibile bloccare gli effetti del rischio genetico comune al diabete di tipo 2”, ha affermato Anders Rosengren, il ricercatore responsabile del progetto sul diabete alla Lund University.

Un articolo pubblicato nel 2009 all’interno della rivista Science ha giocato un ruolo fondamentale per la ricerca in questione: in quel periodo, infatti, diverse squadre di ricerca della Lund University erano in grado di affermare che una variante genetica comune alla popolazione rende le cellule che producono l’insulina sensibili agli ormoni dello stress. Tutto ciò non fa altro che ostacolare in maniera significativa la capacità delle cellule di secernere l’insulina.

Procedendo nel lavoro di ricerca, gli scienziati hanno scoperto che lo Yohimbin, un farmaco sospeso da diversi anni, è in grado di bloccare in modo efficace gli effetti dannosi della variante genetica, sia negli animali che in occasione di esperimenti realizzati su delle cellule umane responsabili della produzione d’insulina provenienti da donazioni. Al momento della somministrazione dello Yohimbin, la capacità di secrezione dell’insulina risultava migliorata.

Questa variante del gene è comune: il 30% della popolazione ne è portatrice, e la percentuale aumenta nel caso dei pazienti affetti da diabete di tipo 2.

“Il fatto che si trattasse di un vecchio medicinale ha reso questo viaggio ancora più rapido. La sostanza aveva già passato i test relativi alla sicurezza ed era già stata approvata”, ha osservato Erik Renström, un altro dei ricercatori responsabili della pubblicazione della recente scoperta.

Una volta a conoscenza del meccanismo della malattia ed in possesso di un modo per neutralizzarlo, è evidente che il passo successivo consiste nell’effettuare dei test sui pazienti.

I ricercatori hanno preso in esame 50 pazienti affetti da diabete di tipo 2. Ventiuno di loro non presentavano la variante di rischio, mentre i restanti ne erano portatori. Tutti i 50 pazienti sono stati sottoposti ad un esame di tolleranza al glucosio in grado di mostrare l’efficienza della secrezione di insulina in risposta ad un carico eccessivo di zucchero. I ricercatori non sono stati sorpresi nello scoprire che la secrezione risultava peggiore del 25% nei pazienti portatori del rischio genetico. In seguito, a tutti i partecipanti allo studio è stato somministrato dello Yohimbin o un placebo in tre diverse occasioni, continuando a misurare la secrezione dell’insulina.

[blockquote style=”1″]”Lo Yohimbin ha neutralizzato gli effetti del rischio genetico. I portatori del rischio genetico hanno sviluppato la stessa capacità di secernere l’insulina dei pazienti non affetti dalla variante di rischio”, ha osservato Yunzhao Tang, autore principale dello studio recentemente pubblicato.[/blockquote]

“É necessario modificare lo Yohimbin per ridurre alcuni dei suoi effetti collaterali, in questo caso l’aumento della pressione arteriosa, e ci serve l’aiuto di un collaboratore per arrivare a ciò. É, inoltre, necessario eseguire dei test ulteriori della sostanza sui pazienti prima di renderla un farmaco clinico”, ha affermato Anders Rosengren, aggiungendo, inoltre, che “teoricamente parlando, questo farmaco dovrebbe risultare efficace per il 40% dei pazienti affetti da diabete di tipo 2 e che sono portatori della variante di rischio genetico.”

 

[wp-review]

[tabs][tab title =”Fonte”]Genotype-based treatment of type 2 diabetes with an α2A-adrenergic receptor antagonist, Yunzhao Tang, Annika S. Axelsson, Peter Spégel, Lotta E. Andersson, Hindrik Mulder, Leif C. Groop, Erik Renström and Anders H. Rosengren, Sci Transl Med, DOI: 10.1126/scitranslmed.3009934, published 8 October 2014.[/tab]

[tab title =”Revisione Scientifica”]Dott Federico Baranzini[/tab]

[tab title =”Immagine”]www.nydailynews.com[/tab]

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