craving da cocainacraving da cocaina

Il craving è uno dei problemi maggiori che devono fronteggiare le persone dipendenti da cocaina. 

Il craving può essere definito come un desiderio incontrollabile e ansiogeno che spinge l’individuo alla ricerca compulsiva della sostanza; desiderio o pulsione che porta il soggetto ad attivare una serie di atti comportamentali, finalizzati all’assunzione compulsiva della sostanza stupefacente. 

Tipologie di Craving

Esistono almeno 2 tipi di craving:

  • Craving di tipo 1: indotto dalla sostanza o da stimoli (ad esempio ambientali) che sono associati all’assunzione della sostanza;

  • Craving di tipo 2: cambiamento di stato caratterizzato da stati ansiosi e disforia o da uno stato emotivo negativo residuo che si combina con situazioni di craving di tipo 1 determinando ricadute nella ricerca della sostanza.

Questo articolo vuole soffermarsi maggiormente nello specifico sui meccanismi neuronali che sottendono la voglia compulsiva ed irrefrenabile di consumare la sostanza, che è una delle determinanti che rendono difficile la guarigione.

Il problema critico della ricaduta cronica nell’addiction, si identifica nel fatto che i soggetti dipendenti, ricominciano ad assumere compulsivamente la sostanza anche dopo lungo periodo di astinenza.

Circuiti anatomici connessi alla ricaduta

Il craving è associato alla risposta appresa che collega la droga e il suo ambiente al
piacere o ad un ‘esperienza intensamente dominante.

La peculiarità del craving è che l’autosomministrazione compulsiva di droga, ha luogo quando la droga non viene più percepita come piacevole e in presenza di reazioni fisiche avverse alla droga. Questo processo di perdita di controllo e di abuso della sostanza è associato ad una stimolazione dei circuiti dopaminergici, serotoninergici e glutamatergici.

I substrati neuro anatomici per il consolidamento di questa memoria coinvolgono due regioni note con i nomi di amigdala e ippocampo, ma un elemento significativo è sicuramente l’attivazione di altre zone quali il circuito talamo-orbitofrontale e il cingolo anteriore. 

Studi sul Craving

Uno studio di neuroimaging con la PET ha cercato di associare le differenti reazioni cerebrali di soggetti tossicodipendenti a un’intervista fatta  su un tema neutro o rispetto a quelle registrare sottoponendo i medesimi soggetti a temi associati alla cocaina: è emerso che la somministrazione di droga non è necessaria per l’attivazione della corteccia frontale negli individui già precedentemente esposti alla droga. In questi a causa delle ripetute esposizioni precedenti,  il solo craving,  è sufficiente per attivare i circuiti fronto limbici. 

Sono stati dimostrati maggiori livelli di attivazione del cervello (CBF metabolismo del glucosio o BOLD- segnale di variazione del flusso sanguigno -iI craving infatti è correlato con i cambiamenti del metabolismo del glucosio nella corteccia prefrontale dorsolaterale) nelle aree fronto limbiche, principalmente nella corteccia prefrontale e nel cingolo anteriore nei consumatori di cocaina se esposti ad immagini in cui venivano raffigurati stimoli correlati alla droga. Negli studi condotti emerge quindi che lo stimolo correlato alla droga ha elicitato il craving soltanto nei consumatori di cocaina e non nel gruppo di controllo (non consumatori). 

Sempre in questo studio emerge la correlazione del craving con l’attivazione dell’amigdala e l’attivazione della corteccia orbitofrontale è stata osservata quando i tossicodipendenti descrivevano il loro modo di prepararsi la droga ma non quando hanno descritto il loro albero genealogico (parlando della loro famiglia).

Meccanismi neurofisiologici sottesi al Craving 

Il meccanismo che sottende il craving comporta il richiamo di esperienze precedenti cariche dal punto di vista emozionale (in questo caso esperienze collegate alla droga).

 
Il craving prevede l’anticipazione di una futura ricompensa della droga e la necessità di
una sua autosomministrazione immediata senza procrastinazioni. Alla luce di questo è possibile dunque attendersi che le anomalie a livello della corteccia prefrontale dorso laterale influenzino i processi coinvolti nel controllo esecutivo, incluse le alterazioni nell’automonitoraggio e nel controllo comportamentale (da qui l’impulsività che caratterizza il comportamento dei soggetti cocainomani).

Queste alterazioni sembrano avere un ruolo importante nei cambiamenti cognitivi che
perpetuano l’autosomministrazione di droghe. Gli effetti delle sostanze sui sistemi della memoria suggeriscono che stimoli neutri possono acquisire proprietà rinforzanti e salienza motivazionale proprio attraverso l’apprendimento condizionato tramite incentivo. La ricerca ha permesso di capire perché i soggetti dipendenti da sostanza sperimentano un intenso desiderio della droga quando vengono esposti a luoghi dove hanno assunto la sostanza, alle persone con cui precedentemente ne avevano fatto uso e agli oggetti utilizzati per la sua assunzione (l’esposizione a stimoli condizionati associati alla droga rappresenta un contributo chiave alla ricaduta, un vero e proprio viatico alla ricaduta).

Conclusioni

In conclusione, la reale difficoltà al governo del craving sta proprio nel fatto che ogni stimolo associato all’uso della sostanza crei una macro attivazione del desiderio di essa, quindi nel vivere quotidiano della persona  risulta essere pressoché impossibile non avere stimoli associati ad essa. Questo dà ragione delle enormi difficoltà dei pazienti a gestire nella quotidianità la loro dipendenza da cocaina .

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