La tecnologia potrebbe mettersi al servizio dei pazienti affetti da depressione grazie ad un’applicazione telefonica innovativa.

Immaginatevi la scena: negli ultimi tempi vi siete sentiti costantemente giù di morale, allora prendete il telefono. Invece di chiedere a Siri di raccontarvi una barzelletta, però, selezionate un’applicazione che non fa altro che registrare la vostra voce mentre raccontate la vostra giornata. Qualche ora più tardi, il vostro terapista vi invia un messaggio per sapere se vi andrebbe di fissare un appuntamento per una visita.

Un programma come questo, in grado di analizzare il vostro discorso e di servirsene per ottenere delle informazioni relative alla vostra salute mentale, potrebbe ben presto trasformarsi in realtà, in parte grazie alla ricerca della University of Maryland che mostra come alcuni aspetti della voce cambiano con il peggioramento dei sintomi depressivi di un paziente.

Questa ricerca fa parte di un’iniziativa interdisciplinare della University of Maryland, volta a costruire dei sistemi di monitoraggio della salute mentale la cui attenzione sia completamente rivolta al paziente. Invece di basarsi unicamente sull’autovalutazione dei pazienti, questi sistemi potrebbero monitorare in modo regolare i sintomi sia fisici che psicologici della malattia mentale, ed offrire sia ai pazienti che ai professionisti della salute mentale un riscontro relativo alla situazione.

Per condurre un esperimento quantitativo sulle caratteristiche vocali della depressione, l’ingegnere acustico Carol Espy-Wilson ed i suoi colleghi si sono serviti di una vecchia raccolta di dati realizzata per uno studio del 2007 da un laboratorio non affiliato all’università che a sua volta cercava di scoprire la relazione tra la depressione e i modelli del discorso.
Lo studio precedente aveva valutato i livelli di depressione dei pazienti con cadenza settimanale basandosi sulla Scala di Hamilton per la depressione (uno strumento di valutazione clinica standard utilizzato per misurare la gravità della depressione) e aveva poi proceduto a registrare i pazienti mentre parlavano liberamente della loro giornata.

I ricercatori della University of Maryland si sono serviti dei dati relativi a sei pazienti che, durante le sei settimane dello studio precedente, avevano registrato dei discorsi a volte depressi a volte no. I ricercatori hanno comparato i risultati di questi pazienti secondo la scala di Hamilton e i modelli del loro discorso settimanale, scoprendo una relazione tra la depressione ed alcune proprietà acustiche: quando i sentimenti depressivi dei pazienti peggioravano, il loro modo di parlare appariva più ansimante e lento. L’équipe di ricerca ha, inoltre, rilevato un aumento del jitter e dello shimmer, due unità di misura relative al disturbo acustico utilizzate per misurare rispettivamente la variazione di frequenza e di ampiezza del suono. Gli acuti nel jitter e nello shimmer tendono ad apparire rauchi o aspri.

[blockquote style=”1″]I ricercatori prevedono di ripetere lo studio su di un campione più ampio, questa volta comparando i modelli del discorso di individui che non presentano una storia di malattia mentale a quelli di individui affetti da depressione, in modo da creare un profilo acustico del discorso tipicamente depressivo. Un’applicazione telefonica potrebbe servirsi di questo tipo di informazione per analizzare il discorso di un paziente, identificare le alterazioni acustiche della depressione ed offrire un riscontro e sostegno.[/blockquote]

La Dr.ssa Espy-Wilson spera che questa tecnologia interattiva possa attrarre gli adolescenti ed i giovani adulti, un gruppo particolarmente vulnerabile quando si parla di problemi di salute mentale. “Durante questa età, le emozioni sono talmente confuse ed è proprio in questo momento che sono ancor più a rischio depressione. Dobbiamo aprire un dialogo con loro e trovare un modo per aiutare i giovani in questa fascia di età”, ha affermato la Dr.ssa Espy-Wilson.

A volte, i pazienti potrebbero non essere in grado di riconoscere la depressione, oppure semplicemente potrebbero non voler ammettere di essere depressi. Se, però, ricevessero in modo regolare dei riscontri basati su dei valori acustici e di altro tipo, potrebbero imparare a monitorare da soli il proprio stato mentale e a riconoscere il momento in cui chiedere aiuto.

Questa tecnologia, inoltre, potrebbe promuovere la comunicazione tra i terapisti ed i pazienti, permettendo un trattamento continuativo ed efficace oltre alle visite regolari di persona.
I ricercatori riconoscono il fatto che per sviluppare un’applicazione efficace è necessario un raggio più ampio che la semplice scienza soggiacente, una sfida che essi intendono rilevare. “Abbiamo decisamente bisogno di fattori umani per sviluppare qualcosa di cui le persone si serviranno”, ha affermato la Dr.ssa Espy-Wilson. “Dobbiamo fare di tutto affinché questo possa rivelarsi uno strumento utile”.

[tabs][tab title =”Fonte”]American Institute of Physics (AIP). “The digital therapist.” Medical News Today. MediLexicon, Intl., 31 Oct. 2014. Web. 5 Feb. 2015.[/tab][tab title =”Revisione scientifica”]Dott. Federico Baranzini[/tab][tab title =”Immagine”]www.primocanale.it[/tab][/tabs]

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